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Cinghiali, esperti promuovono le strategie della Provincia: aprire la caccia sarebbe una follia

Data: 26 Marzo 2014

Lecco, 25 marzo 2014 – “Le iniziative messe in atto dalla Provincia di Lecco per il contenimento del cinghiale in Valsassina, Valvarrone e a Colico sono le migliori possibili considerando il tipo di territorio, le attuali densità degli ungulati e i danni provocati, che pure sono aumentati negli ultimi due anni da 15 a 30 mila euro/anno. Bisogna cercare di aumentare gabbie e chiusini e investire nella protezione delle coltivazioni agricole e dei terreni a maggior valenza paesaggistica attraverso recinzioni elettrificate”.

Questo in sintesi il responso della Commissione tecnica istituita dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Lecco, riunitasi ieri, lunedì 24 marzo, e alla quale hanno partecipato, oltre a due noti esperti del settore (Luca Pedrotti e Andrea Marsan), anche i Presidenti dei due comprensori di caccia interessati, i rappresentanti delle associazioni agricole e ambientaliste, Polizia provinciale e tecnici del settore faunistico della Provincia di Lecco. In mattinata gli esperti si sono recati a visionare i luoghi dove si sono riscontrati i maggiori danni e dove sono state posizionate le gabbie.

“La convinzione che l’apertura della caccia al cinghiale sarebbe un grave errore è diventata certezza dopo l’incontro con due tra i più noti esperti nazionali di contenimento della fauna selvatica – commenta l’Assessore all’Ambiente, Caccia e Pesca Carlo SignorelliIpotesi di apertura della caccia sono escluse nella parte nord della Provincia; proseguiremo con la linea intrapresa che nelle ultime settimane ha dato qualche risultato con la cattura di 12 ungulati. Cercheremo anche di reperire fondi per investimenti in gabbie e recinzioni”.

“Dove è stata aperta la caccia, anche con forme mascherate, come in alcune province lombarde e liguri – hanno sottolineato gli esperti – la situazione è peggiorata e i danni alle coltivazioni sono aumentati. Se l’obiettivo amministrativo è tutelare agricoltura e turismo non c’è altra soluzione rispetto al controllo selettivo e alle recinzioni che privano questi ungulati di facili pasti, favorendone la cattura e diminuendone la fecondità”.

Su queste conclusioni, cui seguirà una relazione circostanziata degli esperti, hanno convenuto anche gli altri partecipanti alla riunione.

Ultimo aggiornamento
24/06/2020, 17:01